25 metri di
gratitudine. Il progetto del giglio di Brusciano costruito a
Padova sul sagrato della Basilica.
Il pellegrino
che, negli ultimi giorni di maggio, si fosse trovato di fronte
alla Basilica del Santo, non avrebbe potuto non accorgersene.
Sul lato sinistro della facciata svettava una stretta e lunga
torre in legno di svariati metri d’altezza. Il giallo dei
caschi degli operai, intenti alla costruzione, punteggiava la
struttura dell’obelisco. Di che cosa si trattava? Del «giglio
di Brusciano», una sorta di gigantesco ex voto in legno,
stoffa e cartapesta, realizzato dagli abitanti di un piccolo
Comune del napoletano a nord del Vesuvio – Brusciano appunto
–, in onore del Santo di Padova. Ogni anno da oltre un secolo,
a cavallo dell’ultima domenica di agosto, i fedeli bruscianesi
ricordano con una festa popolare la miracolosa guarigione del
figlio di una povera popolana, avvenuta il 13 giugno 1875 per
intercessione di sant’Antonio. Quest’anno, oltre ai
festeggiamenti di fine agosto, dove i gigli in processione
saranno ben sei, gli organizzatori dell’evento sono riusciti a
realizzare il sogno di costruire un giglio a Padova,
direttamente «nelle mani» del Santo cui la celebrazione è
dedicata.
Un obelisco che danzaL’evento
ha avuto un precedente nel 2008: alla festa dei gigli dello
scorso agosto, infatti, è stata una reliquia di sant’Antonio a
giungere da Padova per sfilare in processione lungo le strade
del paese campano. In qualche modo Brusciano quest’anno ha
reso la visita, rinsaldando l’amicizia con la Basilica e la
città. «L’auspicio – ha commentato Milvia Boselli, accogliendo
la delegazione campana in veste di presidente del Consiglio
comunale di Padova – è che questo gemellaggio, costruito nel
nome del Santo, possa rafforzarsi in iniziative di amicizia e
collaborazione per creare condizioni di crescita culturale,
sociale ed economica delle nostre comunità».
Dopo i
preparativi, il progetto (ciascun giglio ogni anno ha un
disegno originale), la costruzione, il pellegrinaggio dei
bruscianesi e la solenne messa in Basilica, finalmente arriva
l’ora della «ballata».
Ma in che modo un obelisco di
venticinque metri d’altezza può ambire a danzare? Basta che si
rendano disponibili le solide spalle di centoventotto uomini,
la cosiddetta paranza che, a ritmo, «culla» il giglio
antoniano.
È proprio quanto si poteva ammirare nel
pomeriggio del 31 maggio. Il primo senso a essere colpito,
approssimandosi al sagrato del Santo, era l’udito: la musica
dal vivo in genere è di casa nel vicino Prato della Valle, ma
questa volta ha traslocato davanti alla Basilica. Anche il
genere è diverso dal solito: è musica napoletana molto ritmata
quella che giunge all’orecchio, e la fonte è proprio il
giglio. Infatti i cantori e i musicisti, cioè due sax, una
tastiera e tre percussionisti, sono sopra la base
dell’obelisco. Quindi, sotto, si intravedono i «cullatori»,
difficilmente distinguibili dal gran numero di persone che
attorniano la struttura. I musicisti attaccano con le note di
Volare di Modugno, ma le parole sono cambiate, e così accadrà
per tutte le arie famose che saranno cantate: le strofe
originali diventano, nella fantasia napoletana, originali lodi
a sant’Antonio e alla Vergine. Il ritmo, invece, aiuta la
paranza a muoversi in maniera coordinata. In ogni caso poco è
lasciato all’improvvisazione, o comunque meno di quanto possa
sembrare: i movimenti del giglio sono guidati da una sorta di
maestro d’orchestra, il capo-paranza, che dall’esterno detta
l’andatura. Per la trasferta padovana, al comando del giglio
si sono alternati tutti e sei i capi-paranza delle rispettive
associazioni bruscianesi.
La festa
s’accendeSotto un cielo non proprio da «’o sole
mio», anzi, piuttosto cupo, oltre all’azzurro del giglio
spicca il giallo di tanti berrettini, distribuiti a tutti gli
abitanti di Brusciano. A dare il via alla «ballata», sotto lo
sguardo di padre Enzo Poiana, rettore della Basilica, sono
stati Flavio Zanonato, sindaco di Padova, insieme al pari
grado bruscianese, Angelo Antonio Romano. E dopo il momento
ufficiale, subito la danza si è animata: anche chi non era
impegnato a sostenere il giglio si è lasciato coinvolgere
dall’allegria della musica, autorità comprese. A far da
cornice alla ballata, in piazza, pellegrini e padovani curiosi
si sono mescolati ai circa 2 mila bruscianesi, venuti dalla
Campania e dal resto d’Italia, visto che molti emigranti hanno
voluto partecipare all’evento. Vicino alla struttura si
incontrano soprattutto gli uomini: le donne, gli anziani e i
bambini se ne stanno più discostati, ma non meno partecipi.
Tanti cellulari, macchine fotografiche e cineprese digitali
sono in azione per riprendere l’evento: in pochi giorni, su
Youtube e in altri siti di condivisione, sono stati postati
decine di spezzoni di video, molto visti e commentati. È anche
questo un modo, per chi non era presente, per farsi un’idea
della festa.
Sempre internet ha dato la possibilità a
molti di vedere la diretta della «ballata» padovana, trasmessa
mediante webcam: il giglio faceva la sua figura, sant’Antonio
era rappresentato in cima, con una statua a tutto tondo e il
bambinello in mano; a scendere, i ritratti dipinti del Santo
si succedevano a gigli bianchi e a simboli eucaristici, il
tutto su sfondo oro e azzurro.
Certamente l’obelisco
era grande, imponente, e la festa rumorosa e vissuta; però,
una volta finita la ballata e smontato il giglio, ciò che è
rimasto è la piacevolezza dell’incontro e l’intima fiducia dei
pellegrini in Antonio, pregato, amato e anche «cullato».
La festa dei gigli a Brusciano26 agosto
- Messa solenne e processione di sant’Antonio
27 e 28
agosto - Sfilata dei carri allegorici delle
associazioni
29 agosto - Sfilata delle bande
musicali
30 agosto - Messa solenne e ballata dei
gigli
1 settembre - Concerto finale e fuochi di
artificio
L’intervista«È stata tutta
una preghiera»Gli ultimi bruscianesi lasciano
Padova a malincuore, come quando si è costretti a partire da
casa propria. Alcuni si attardano per una preghiera alla tomba
del Santo, per procurarsi un ricordino per le persone care, o
per sostare qualche momento sul sagrato della Basilica, che il
giorno prima ha accolto un esuberante e sincero segno di
devozione popolare verso sant’Antonio. Sul piede di partenza
incontro due tra gli animatori della ballata del giglio,
Antonio Di Palma e Antonio Castaldo (ma quanti Antonio ci
saranno a Brusciano!?). A loro chiedo quale significato
attribuiscono a questi quattro giorni di impegno collettivo, e
soprattutto quale valore ha avuto per loro la festa. «Sono
state bellissime giornate – riassume Antonio Di Palma,
presidente del locale Consiglio comunale – impegnate nella
costruzione e nell’allestimento del giglio e nell’emozionante
manifestazione domenicale di fronte alla Basilica. Desidero
ritornare presto a Padova, per rivivere questa forte
esperienza religiosa e umana, e per ringraziare sant’Antonio».
«Qui a Padova – prosegue Castaldo, che del Comune di Brusciano
è il capoufficio stampa – abbiamo scritto una vera pagina di
storia per il nostro paese. Si è infatti realizzato il sogno,
lungo oltre cento anni, di rendere onore al nostro Santo
proprio in casa sua. Lui ci ha aiutato in tutto questo, ed è
stato come tornare alla fonte della nostra devozione ad
Antonio, un’occasione speciale per consolidare un legame con
lui».
«I nostri anziani che erano presenti – riprende
Di Palma – piangevano di commozione nel vedere il giglio
ballare tra i canti e le continue dediche affettuose al Santo,
mentre i bruscianesi nel mondo, in America e in Canada
soprattutto, hanno seguito tutto sul web, unitissimi a noi. È
stato insomma un grande momento comunitario che ha rinsaldato
i nostri vincoli più cari e più sacri».
Li incalzo:
«Con voi c’erano tanti bambini,
felici...»«Certo» mi rispondono all’unisono: «A
Brusciano i nostri bambini, col latte materno assimilano anche
l’adesione a queste manifestazioni, pronti, una volta
grandicelli, a contribuire a questo spettacolo di devozione e
di festa. Così formiamo i giovani al bene e ai valori morali:
imparano a cooperare con gli altri, ad andare al passo con la
propria comunità, ad ascoltare e a obbedire, in vista del
risultato comune».
«E la vostra parrocchia come ha
collaborato?».«Intanto il nostro don Giovanni Lo
Savio è stato qui tra noi, e poi dobbiamo riconoscere che il
nostro parroco ci sa accompagnare spiritualmente davvero bene,
e ci aiuta a far sì che anche attraverso queste iniziative
diventiamo comunità educante verso una migliore qualità della
nostra fede».
«Contenti di questi giorni padovani,
insomma!».«Sì, e siamo grati al presidente della
festa, Nicola Di Maio, perché ha saputo coinvolgere nella
ballata del giglio della gioventù gli altri responsabili delle
associazioni dei gigli bruscianesi. Una bella esperienza di
cooperazione civica, che continueremo ad alimentare anche in
forza del nostro legame col Santo».
«Come potreste
riassumere il significato della costruzione, dell’elevazione e
della ballata del giglio?»«È stata, in fondo, una
preghiera di quattro giorni, un tempo vissuto tutto e solo per
sant’Antonio: il resto è stato fraternità e gioia» dice
Antonio Di Palma (a sinistra nella foto, mentre consegna al
rettore padre Poiana il progetto del giglio). E conclude
Antonio Castaldo (a destra nella foto, a fianco di padre
Carminati): «Vogliamo che a Brusciano, il prossimo 30 agosto,
siate presenti alla nostra grande festa paesana anche voi
frati del “Messaggero”».
Invito
accettato.
padre Danilo
Salezze