Comitato Croce - 1999

L'Opuscoletto

L'Avventura Continua

 

La Stella del 2000

Samsara e Nirvana

Il Tormento e l'Estasi

 

 

Intervista ad Antonio o' Maggio

 

 

 

Indice 

L’Avventura continua

CULTURA, ARTE e SPETTACOLO,

trinomio indiscindibile che ci dà forza e coraggio per continuare la grande avventura. No! Non si tratta di una fiaba, non si tratta dell’isola che non c’è o tantomeno della tosse dell’anatra canadese, ma di realtà.

Per tal motivo il comitato si sente in dovere di ringraziare i Bruscianesi che con il loro contributo hanno, anche loro, voluto la rinascita storica del

" GIGLIO della C R O C E "

Noi dal canto nostro, cerchiamo umilmente di continuare la grande avventura serbando in cuor nostro l’orgoglio di essere discendenti di uomini che hanno fatto grande la nostra magnifica festa.

Onore e rispetto a tutto il popolo di Brusciano!

Viva Brusciano e Sant’Antonio.

Il Comit@toCroce

 

 

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per gli Amici del Giglio Croce

La stella del 2000

E' strano, sto qua affacciato al balcone della mia vita e osservo il tramonto di questo millennio. Le nubi arrossate, come in un flash back, ripropongono le gioie e i dolori, le conquiste e le amare sconfitte dell'umanità che hanno tappezzato il lento e, spesso troppo veloce, scorrere di questi mille anni fantastici di storia, scienza, arte e cultura.

Il cuore dell'umanità è cresciuto e, come quando un bambino cresce, ha perduto quella ingenuità, quella dolcezza, ha ceduto alla ragionevolezza, alla opportunità, alla durezza della realtà. Come ogni tramonto anche questo è velato di tristezza, è avvolto in un alone di mestizia che sconfina nel timore dell’ignoto, dell'incipiente oscurità.

Questa tristezza, pur nella consapevolezza che il giorno del millennio che muore ci ha donato tantissima gioia, ci attanaglia il cuore e una lacrima corre veloce sulla nostra vita. Nel cielo che diventa sempre più scuro, tra le nuvole gonfie di dolore, si stalla la luce di una stella lontana. E' una luce che penetra nel profondo dell'animo, che come un laser taglia via i pezzi malati del corpo di questa umanità che, nel chiaroscuro di questa sera, grida vendetta per il dolore dei suoi piccoli figli che soffrono. Questa luce ci riempie la mente ed il cuore, ci innamora, ci apre la porta del nuovo giorno che sorge, un giorno di pace e di amore.

E ancora una lacrima corre veloce sulla nostra vita, m non è persa, diventa anch'essa una stella e correndo sulla sua luce la mente vola e si avvicina alla stella che illumina la nostra notte e ... ... ... ancora una lacrima corre veloce, è la gioia di incontrare la stella della notte, essa è là, ci guida, ci da forza e speranza, è lei, è la stella del 2000.

Antonio Di Maiolo

  A mio zio Alfredo

e a tutti coloro che vivono la festa

dalla parte del Santo

Vivere la festa dei Gigli è come passeggiare in una città d'arte, ogni giorno si scoprono cose nuove anche solo osservando quelle già viste tante volte.

Passare ancora una volta in una strada significa ripercorrere per la prima volta un cammino abituale e, per questo, godere di emozioni mai provate prima. Così è la festa, che torna ogni anno lo stesso giorno, con lo stesso amore, la stessa emozione, ogni anno uguale, ogni anno diversa, sempre sorprendente, affascinante, che ci prende, ci sorprende, ci fa sognare come bambini.

In questo immobile divenire uno solo è l'elemento immutabile, l'elemento intorno al quale vive la festa, alto, forte, potente, che sale al cielo come la fatica: IL GIGLIO. Esso rappresenta, senza alcuna ombra di dubbio, l'elemento di accordo tra l'uomo ed il Santo che, di contro, costituisce la vera essenza spirituale della festa.

Nei giorni che precedono la domenica, il dì di festa, l'arrivo e la costruzione del giglio è uno dei momenti di maggiore interesse ed emozione di tutto l'elemento festivo. Il rito dell'alzata dell' " abborda" , è un elemento cardine, rappresenta la fine della festa parlata, che da quel preciso momento cede il passo alla festa vissuta, quella senza appello, che designerà il trionfo del più forte, ma che non condannerà i perdenti, anzi li temprerà per la successiva sfida che, praticamente, è già iniziata, se è vero come è vero che la festa " nasce quando muore" .

Vedere il primo giglio in piedi suscita un intensa e indescrivibile emozione, come fosse la prima volta, viene voglia di accarezzarlo con delicatezza, parlargli come ad un amico, guardarlo ed esaminarlo in tutte le sue parti, cercare di rubargli i segreti di tanta bellezza ed eleganza, come ad una bellissima donna.

Il giglio è là, forte, elegante potente, 25 metri di legno, arte, storia e maestria, pronto a donarci gioia ed esaltazione, piacere ed affanno, delusione e rimpianto ma, soprattutto, nuova speranza perché l'anno prossimo sarà là ad attenderci per una nuova sfida.

L'emozione ci rapisce il cuore e la mente, ci rende bambini ed il bambino che è in noi acquistando una nuova dimensione spirituale fino a sfiorare il cielo. In questo viaggio il nostro cuore si avvicina alla "paramenta", quella parte del giglio che poggia a terra e sulla quale si forma sull'intera struttura.

Svolge il ruolo di sito per la banda ma, al contempo, rappresenta il raccordo con il cielo, è quella parte del giglio dove la forza dell'uomo si trasforma in sfida alla natura, in offerta al Santo, dove l'amore si trasforma in sofferenza che sublime l'animo del "vizatore" , generando gioia infinita e infinito piacere.

Quattro "cantoni" collegati da traverse che garantiscono stabilità all'interno del giglio, che formano una gabbia sulla quale i musici appollaiati come uccelli spandono per l'aria le melodie della festa.

Da questa gabbia partono "varre e varrielli" che ci trasformano ci esaltano, ci permettono di liberare tutto il nostro amore, la nostra forza interiore. La paramenta è il punto dove le nostre aspettative, le nostre emozioni, a volte, le nostre sofferenze diventano spiritualità, è il punto dove la nostra mano tocca e si stringe a quella del Monacone.

La sensazione del legno che prima sfiora la pelle, poi preme fino a mortificarla, strapparla, è unica ed indescrivibile, farlo una volta significa farlo per sempre, è un amore che ti riempie il cuore, che non ti lascia mai e che solo il ruvido scorrere del tempo mortifica ma non cancella, perché " 'o vizatore" non ha età, resta tale anche quando le forze non lo sostengono più, perché il cuore resta; infatti Ninuccio Tramontano canta: " 'o vecchio se sente guaglione - pur' isso vulesse cullà " (Ortolano 1980).

E' splendido alzare gli occhi al cielo mentre si alza il giglio, vederlo ballare, vibrare, sentirlo parte di sè; è come se fosse una parte del nostro corpo che si allunga fino a sfiorare le nuvole. Il nostro cuore viaggia ancora, come un'edera si arrampica sul giglio, lo accarezza, entra in simbiosi con questa magica macchina, arriva al primo piano, lo avvolge, lo abbraccia si innamora perché è qui che l'amore per la festa si materializza esteticamente, che l'emozione si trasforma in bellezza.

La veste del giglio, la parte che tutti aspettano do scoprire, che viene voglia di toccare, di vivere. Chi di noi non ha mai sognato nemmeno una volta di entrare nella veste, di farne parte dandole vita, movimento. Proprio questa parte del giglio rappresenta, da diversi anni, uno degli aspetti migliori della nostra festa.

I vari si sfidano proponendo di volta in volta nuove vesti, in una contesa che provoca emozioni e piaceri veramente esaltanti. Gli artefici di queste "invenzioni" sono dei veri artisti locali, che non sempre ricevono il giusto apprezzamento per il loro lavoro, certosino ed appassionato.

Mi sembra giusto a questo punto spendere qualche parola per loro che, con passione ed immaginazione ci fanno volare in oriente o in giro per le città d'Itali, nelle favole o nei sentimenti, ci fanno viaggiare con la mente portandoci lontano, dove il cuore è il più leggero e la mente libera.

L'elemento più rappresentativo, il vero antesignano di questo gruppo di artisti è senza dubbio l'amico Filippo Di Pietrantonio, che da diversi anni ci propone sempre nuovi viaggi, nuove emozioni, senza dare mai l'impressione del " già visto " dotato di inventiva e di vera arte, che lo ha consacrato come autentico artista non solo a Brusciano ma nell'intero circuito festivo.

Ma la schiera è nutrita, vi sono altri ottimi elementi quali Antonio Fontanarosa, Salvatore Di Falco, Antonio Di Pietrantonio, Pasquale Terracciano, Antonio Montanile e Matteo Vaia, che ogni anno ci propongono nuovi e sempre più gradevoli vesti che rendono la festa ancora più ricca.

Un altro amico è protagonista della festa, sotto questa aspetto, la sua scoperta è legata alla nascita del Giglio della Croce; si tratta di Ferdinando Ianuale, che mostra sempre continui segni di maturazione artistica e di maggiore perfezione. Anche quest'anno è l'autore del progetto del nostro giglio, un progetto forte, impegnativo, che ci dona un emozionante viaggio dell'opera di Michelangelo Buonarroti. Il tormento e l'estasi dell'artista attraverso la creatività di Ferdinando, vestono il giglio della Croce l'ultimo anno del 2° millennio, quasi a rappresentare il tormento dell'umanità in questo ultimo scorcio di secolo che, comunque si trasforma nell'estasi del nuovo millennio che sorge, della nuova festa che è già nata.

L'occhio sale lungo la veste, trascina in alto il nostro cuore, lo fa volare tra emozioni, ricordi, sogni che gonfiano il cuore, lo alleggeriscono e lo portano sempre più in alto, lungo quell'intreccio di assi di legno che neppure il più geniale degli architetti avrebbe potuto immaginare, così sottile e, al contempo, cosi forte e perfetto.

Quello che da lontano sembra un esile impalcatura, si rivela un portentoso strumento di forza ed elasticità, che ad ogni sussulto trasmesso dalle spalle della paranza, spinge il cuore sempre più su, fino alla cima, dove il puntale, Croce, Cristo o altra figura che sia, ci da quella ultima spinta verso il cielo, dove, a braccia aperte, ci aspetta il Santo Monacone, pronto ad accogliere la nostra offerta, il nostro sacrificio, il nostro amore.

Volando e sognando lungo il giglio si realizza la nostra festa, il santo è più vicino, il nostro cuore è più leggero, ma...., poi, all'improvviso..... "cuonce, cuonce......'e jettalo! " , eccoci di nuovo con i piedi per terra. Il sogno sembra svanito ma ....... il tempo di asciugare un rivolo di sudore.... e la musica assordante, il dolore della spalla spinge il legno, il cuore diventa leggero e s'inerpica lungo il giglio, s'arrampica come un'edera..... riprende il sogno che non finisce mai....... è la Festa.

Agosto 99

Antonio Di Maiolo

 

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Il Tormento e l’Estasi

Per l’ultima festa del secolo ho voluto che questo giglio rappresentasse un tema speciale. Ed ho colto l’occasione ispirandomi a Michelangelo, una delle figure più alte del XVI secolo. Così è nato "Il TORMENTO e l’ESTASI".

L’artista in ogni sua opera viveva emozioni intense e si struggeva durante la lavorazione. Ma quando l’opera era compiuta il suo animo era in "ESTASI".

Il mio desiderio, allora, è stato quello di rappresentare le sue opere nell’obelisco.

La creazione di Adamo, la Pietà, il Giudizio, il Mosè sembrano quasi dettati da ispirazione divina.

Continuando con la Cupola di San Pietro, il David, Bacco e le Statue Medicee considerate riflesso dello spirito.

La sfilata folcloristica dei carri allegorici ripropone il tema del giglio dandogli vita.

Mi auguro che con questa rappresentazione abbia potuto aggiungere un altro tassello che renda la nostra festa un’espressione di arte, d’amore e di fede per il nostro Santo.

Il progettista del Giglio

Ferdinando Ianuale

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Tra Samsara e Nirvana

Tra i canoni spirituali delle grandi religioni sia essi orientali che occidentali, senza dubbio quello che più esalta è la considerazione dell’IO, è l’esaltazione della propria dignità, dei propri principi, della propria identità, in bilico tra Samsara ( mondo dei piaceri ) e Nirvana ( perfezione assoluta ).

Alla luce di questi concetti, mi sono permesso ( non me ne vogliano ! ) di visionare la nostra FESTA.

Questa potrebbe essere paragonata al nostro Atman ( anima ), che alla fine della vita ( in questo caso il nostro anno ) si dissolve tra passioni, piaceri e metafisica ( la nostra fede ).

Quindi, esaltazione del proprio IO, sfociare di sentimenti che comportano una sublimazione della propria identità, ma soprattutto di una propria dignità storica e culturale.

Per questo mi sento onorato insieme a tanti giovani bruscianesi, in questo caso soprattutto " crocisti ", di continuare il nostro ciclo linfatico e vitale per la ricerca della conoscenza, del sapere, del sublime, affinché, anno per anno, si trovi una risultante che ci porti sempre più vicini a perfezionare la nostra amata FESTA.

Tra piacere fisico o spirituale?

Samsara o Nirvana?

Queste differenze non ci interesseranno, noi vogliamo o sappiamo dissolverci, associarci, immedesimarci in una grande ruota di vita di storia di cultura di arte, dove almeno per un giorno tutto scorre, tutto diviene, ma nulla si distrugge.

Dott. Antonio Cerciello

 

 

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Breve colloquio con un noto discendente di uno dei padri del Comitato del Giglio della Croce : Antonio Guarino ( o’ Maggio )

Molti sono stati i colloqui tra me e Antonio Guarino e devo dire che più si andava avanti con il nostro discorrere, più mi rendevo conto che anche lui figlio di in capo storico del nostro giglio, voleva fortemente il grande ritorno.

Tutto ciò si evidenziava quando egli, con le lacrime agli occhi, mi raccontava antichi aneddoti, e si soffermava soprattutto sui sacrifici che sua padre insieme ad altri ( o’ Ce, Lorenzo e Ciccio ‘e N’Duniariello, o’ Maiuccio, Antonio e Minicone, Giovanni Lisbo Parrella e tanti altri ) facevano per il grande " TOTEM " sacrifici che alla fine appagavano lo loro essenza.

Mi diceva il Signor Antonio che per primo, il giglio della Croce impose la sfilata dei carri allegorici e per un certo periodo di tempo ( per tutti gli anni ’50 n.d.r. ) la Croce era l’indiscussa REGINA della festa Bruscianese.

Io da proselita che sono, non avendo vissuto quegli anni, discendente "CROCISTA" non posso che farmi artefice, insieme ad altri amici, del continuo della grande leggenda.

Per SEMPRE!

Dott. Antonio Cerciello

Indice Croce 1999