La Festa dei Gigli è veramente solo dei Nolani? di I Gigli da un racconto dello storico Cenni storici Festa del Gigli di Nola Il Giglio Bruscianese a New York nel 1939 La lunghezza dei Gigli nel 1850 Il Comandate Massimino Montanile I
Bruscianesi,primi a cullare il Giglio La Festa di Gigli è veramente solo dei Nolani? "
Così questa torre si muoveva piano piano sulla strada, sporgendo al di sopra delle case e reggendo sulla cima, verso il cielo, un santo risplendente come il sole. Anche da un altro
lato giungeva una musica rimbombante e vidi sorgere sopra le case un'altra torre, poi un'altra ancora; sempre più numerose erano queste torri ambulanti.. "
( da una descrizione risalente al 1850 dello
storico Gregorius ).
Chi si accinge a scrivere qualcosa
sulla Festa dei Gigli di Brusciano, si trova subito di fronte ad una grossa difficoltà: non esiste nulla o quasi di scritto che riguardi la festa e non è stato facile neppure stabilire la data di inizio di essa.
La riportata descrizione, lunga per la sua efficacia, riguarda ovviamente la festa di Nola sulla quale le testimonianze scritte, anche solo del passato, sono numerosissime. Dall'altra parte è ben comprensibile la presenza di numerosi scritti su
Nola e la sua festa, non fosse altro perché lì essa è sorta ed ha avuto le sue evoluzioni del tempo, anche se le motivazioni di fondo e le caratteristiche fondamentali sono rimaste immutate; ma non è altrettanto chiara la ragione per cui in numerosi testi che esistono su questa festa e nelle testimonianze storiche, nulla si dice di Brusciano.Ma su questo torneremo in seguito.
Vogliamo, intanto subito precisare il perché della necessità di fissare dei punti certi riguardanti la festa.
Chiariamo subito che quanto scriviamo vuole essere soltanto il tentativo di iniziare un approfondimento di tradizioni, valori, sentimenti propri dei bruscianesi, che ci auguriamo sia sviluppato, in futuro, anche da altri, più qualificati a farlo.
Per questa iniziativa è indubbio il merito che ha
il Comitato del "Giglio del Passo Veloce", che merita dei riconoscimenti non soltanto per essa.E' poco simpatico far pensare di voler autoelogiarsi, ma il problema, si comprende bene, non è questo. Si tratta anche di toccare problemi molto delicati e tutti sanno, qui a Brusciano, che questo comitato sta portando delle importanti novità per un rilancio ed una rivalutazione della festa; sta tentando, cioè, di fondere delle modifiche ed innovazioni che rispondano ai sentimenti popolari ed alle esigenze dei tempi. Non è sempre più pressante la richiesta di razionalizzare la festa, stabilire delle regole valide per tutti, rendere più " controllabile " la raccolta delle offerte? Rendere, cosa importantissima, ancora più " nostra " la festa?
In questa direzione va tale iniziativa e la novità di costruire, qui a Brusciano e non più a Nola soltanto, i
" pezzi " dei Gigli, come noi li chiamiamo.
Nel fare ciò Gennaro D'Amato, insieme ad altri coadiutori del comitato del Giglio " Passo Veloce " , introduce un altro fatto nuovo nella tradizione locale che deve essere tenuto, e noi crediamo che lo sia, nella sua giusta considerazione.
E' risaputo che " nostra " festa è una derivazione di quella di Nola, che " rientra nel gruppo di quei festeggiamenti fatti in onore di divinità che hanno salvato i fedeli da gravi calamità ", (Da la festa infelice di Franco Manganelli ) ed è dedicata al vescovo San Paolino ( 344 - 431 ) che si era consegnato a barbari invasori in cambio del figlio di una vedova; in seguito, ottenne la libertà per se ed altri schiavi nolani per i suoi miracoli e tornò su una nave a Nola.
" I suoi cittadini di tutte le arti e professioni l'uscirono all'incontro; qual costume osservasi fino ai nostri tempi imperciochè nelle prime vespere della sua festività tutte l'arti, ciascuno col suo cereo, accompagna per tutta la città le reliquie del Santo poste entro statua d'argento " . (Da " De Cemeterio Nolano " 1644 di Andrea Ferraro).
A differenza di quella di Nola, la " nostra " festa non ha origini miracolistiche di cui aspetti, peraltro, anche a Nola sono superati di gran lunga da quelli pagani propiziatori per i raccolti dei campi
(il maio, il cero inghirlandato, il ramo fiorito ed infine il giglio di legno sempre più altro, rappresentano l'albero con cui la cultura pagana soleva indicare il potere
fecondativo e produttivo)
,ma è sorta per il suo potere di attrazione sui bruscianesi.
Potere di attrazione che ebbe effetti particolari sui bruscianesi e non su altri paesi della zona, per la sua spettacolarità e partecipazione popolare; ma certamente anche per i suoi significati propiziatori per i raccolti dei prodotti della terra, data l'economia esclusivamente agricola di Brusciano.
Da attendibili informazioni assunte, tramandate oralmente da padre in figlio, abbiamo saputo che fin dalle sua origini la festa di Nola attrasse i nostri concittadini che a centinaia a piedi, sui carretti e qualunque altro mezzo di locomozione del tempo, si recavano a Nola per ammirare gli
otto gigli e la barca.Fu nel 1870 che Francesco Travaglino
, detto "Cicco o' Monaco" disse " Questa festa ci piace tanto, perchè non farla anche a Brusciano? " . Fu costruito così il primo giglio bruscianese e fu il giglio degli ortolani, perchè l'organizzatore di esso era appunto un ortolano, prima di dedicarsi alla attività commerciale. Esso fu dedicato a Sant'Antonio, non per un collegamento col fiore che nella tradizione cattolica è stretto dalla mano del santo, ma per la profonda devozione verso di esso di "Cicco o' Monaco" e di tantissimi altri bruscianesi.Si racconta, probabilmente per dare una maggiore caratterizzazione religiosa alla festa, visto il successo grandissimo che riscuoteva anche qui a Brusciano, che nel 1875, " durante la processione del Santo per le strade cittadine vi sia stato un miracolo. Si dice, infatti, che una donna durante il passaggio del Sant'Antonio sotto il suo balcone, gli abbia offerto - buttandoglieli - fiori, dolci e ostie e queste ultime, arrivate all'altezza della testa della statua abbiano formato a mo' di cerchio una corona". (Da un articolo sul " Roma " del 30 agosto 1980 di G.Esposito Alaia l'unico, a quanto ne sappiamo, che abbia raccolto delle informazioni per lasciare, in numerosi articoli, delle testimonianze scritte)
Noi abbiamo avuto la possibilità di raccogliere anche altre notizie su questo avvenimento. La donna in questione, soprannominata " A' Capiruie ", abitava in via Cortaucci, vicolo dei Ogni Santo. Ella fece un voto a Sant'Antonio promettendo di offrire al Santo un'aureola d'argento, se avesse ricevuto la grazia della guarigione del figlio malato. Il figlio guarì, ma ella non poteva mantenere la promessa fatta perché assai povera. Così, piena di fede e devozione per il Santo, lanciò dal suo balcone 16 ostie mescolate a fiori.
Evento avvenuto il 13 giugno 1875.
Ciò è quanto si legge si di una immagine su cui è rappresentato Sant'Antonio in primo piano; sullo sfondo vi è un giglio con i portatori ed una donna, sulla sinistra, che da una finestra lancia le ostie che si fermano sul capo del Bambino.
Ma, a parte la veridicità o meno di questo avvenimento, è cosa certa che la festa è stato sempre caratterizzata anche da elementi di laicità e fino alla fine degli anni cinquanta i soldi raccolti durante la processione di Sant'Antonio venivano gestiti da una commissione di laici, della quale il parroco della chiesa primiceriale, Santa Maria, faceva soltanto parte. Le offerte al Santo vengono utilizzate per l'illuminazione festiva, per la serata in cui suonano molti pezzi di musica classica bande famose e per i fuochi artificiali che indicano la fine della Festa.
La festa è sentita proprio dai Bruscianesi e ciò è testimoniato anche dal fatto che si dice con molta convinzione, qui a Brusciano,
che furono i Bruscianesi per primi a portare sulle spalle il giglio di 25 metri.Ci è riferito da molte persone anziane che inizialmente a Nola, il giglio di 25 metri veniva trascinato con funi e che intorno ad esso vi erano molte persone che provvedevano lanciando acqua, a raffreddare la copertura di ferro dei quattro " cantoni " della base quadrangolare del giglio, evitando così che essa diventasse incandescente per l'attrito.
Sempre in F.Gregorius , nella descrizione risalente al 1850 circa, si legge:
"Ci affrettavamo verso la piazza del Duomo, ove dovevano essere allineati gli obelischi. Ne vennero nove da direzioni diverse. Avevano tutti la stessa altezza, tranne uno di 25 metri ed apparteneva alla corporazione del contadini ".Con questa testimonianza storica sappiamo che ancora nel 1850 circa, venivano costruiti gigli inferiori ai 25 metri; uno solo era di tale altezza, evidentemente perché ancora ritenuto pericoloso portare per le vie cittadine gigli così alti.
Poiché, poi, il Gregorius ci parla di trenta portatori, è facile dedurre che allora il giglio più alto, che si muoveva anch'esso, veniva trascinato con funi. Probabilmente, quindi, fino ad una data intorno al 1850 il giglio più alto veniva trascinato ; vi fu poi qualcuno che non ritenne impossibile portarlo a spalla e compiere evoluzioni anche con un giglio di tali proporzioni, sfidando il comprensibile timore dei molti.
Le possibilità che sia stato proprio un Bruscianese a pensarlo ed attuarlo sono moltissime.
Sappiamo che verso la fine del secolo fu fatto per la prima volta, a Brusciano, quando aveva venti anni, il giglio dei contadini da
Massimino Montanile che in gran segreto, nel chiuso di un cortile, si dedicava ad " inventare " tecniche nuove. " Un passo avanti ed uno indietro ", (Il famoso mezzo passo Bruscianese) ci hanno detto, fu provato da lui usando per giglio un carretto a cui, tolte la ruote, venivano legate barre di legno per le prove. Il gran segreto era dovuto al fatto che nella giornata culminante, la domenica, dovevano essere presentate alla popolazione delle novità che non potevano essere imitate da altre paranze. Ed in fatto di novità il Montanile doveva essere un maestro; infatti, fu lui a volere, per la prima volta, la costruzione del giglio " a quattro facce " che, seppure era bellissimo, presentava difficoltà quasi insuperabili per la ballata.I Bruscianesi, poi, sembrano essere coloro che più di tutti sentono la festa dal punto di vista spettacolare e sono tra i portatori i più resistenti, quelli che più di tutti adattano ritmi e musica ai movimenti del giglio, in una sincronia spettacolare che sfocia in movimenti di euforia ed esaltazione dell'intera popolazione.
C'è da notare un aspetto che a prima vista può sembrare singolare: i " cullatori " nolani ben difficilmente si lasciano andare a ritmi frenetici, dove la resistenza fisica è messa a durissima prova. Noi riteniamo che questa differenza, molto evidente, nel modo di portare il giglio, abbia la sua principale motivazione nel fatto che i
Nolani portano il giglio con offerta al Santo, quasi una processione soltanto religiosa in cui ci si sforza di porre freno ai momenti di esaltazione. La processione dei Bruscianesi è invece molto più sofferta; in essa elementi masochistici, che pure qualcuno ha voluto vedere, non c'entrano affatto; piuttosto emerge prepotentemente il desiderio di dare tutto se stesso in un giorno in cui ogni cosa va dimenticata in nome dell'esaltazione e partecipazione collettiva; quanto più i ritmi sono accentuati e sofferti, maggiore è la partecipazione e l'entusiasmo di un popolo che, evidentemente, ha bisogno di dimenticare mille offese e soprusi, forzate lontananze e desidera, anche se per un solo giorno, primeggiare e sentirsi vivo fino alla sofferenza fisica più profonda.Moltissimi sono a Brusciano gli emigrati ed anche essi hanno dimostrato e dimostrano ogni attaccamento grandissimo alla festa. A dimostrazione di come si senta propria la festa, c'è anche la certezza che il primo giglio fu portato all'estero, negli
Stati Uniti, dai Bruscianesi nel lontano 1939." Resistenti chiù forte d'o fierro.
Brucculino c'è la rialate.
Giuvanno a Stella ca po' l'ambarate.
Ngoppa o Bronx a stata a purtà.
Pure o capo paranza.
Che sta nanze a stu Giglio.
Ciccone Sabatino.
Fa cose e meraviglia "
Sono versi della canzone del primo giglio " portato " negli Stati Uniti, nella 187° strada del Bronx , giglio voluto da Umberto e Sebastiano Ciccone ed è stato con emozione vivissima che abbiamo letto questa canzone del lontano 1939, anno in cui la nostalgia per il proprio paese è attenuata dall'avere un pezzo importantissimo della vita di Brusciano, il giglio.
" Sotto o mante e stu cielo argentate.
Ce gudimme sta festa stu mese.
Ca luntane d'a chillo paese.
Mieze a nuie ammo state a purtà. "
Ma ci sono ancora due elementi che rendono diversa dalle altre la nostra festa: la sfilata del sabato e la gara della resistenza.
Ciò che il sabato sera viene offerto dai comitati dei gigli alla popolazione (carri allegorici) ed ai numerosissimi visitatori di altri paesi, merita di essere rivalutato e rilanciato, con interventi promozionali della stessa amministrazione locale, che non può più essere completamente indifferente ad una tradizione così sentita. Molti comitati fanno sfilare per le strade principali rappresentazioni sceniche di vicende storiche, romanzi, avvenimenti di attualità in un impegno che testimonia un'abnegazione ed una passione per la riuscita della festa tale da produrre sensazioni che meritano di essere maggiormente conosciute.
Tra le tante rappresentazioni, ricordiamo quella del 1978 raffigurante la Divina Commedia, di cui si parlò per parecchio tempo anche nei paesi limitrofi.
Altrettanto avvenne nel 1979 con la rappresentazione della " Vita e Passione di Gesù ", organizzata da un altro comitato anch'esso molto impegnato nella sfilata del sabato.
In questi due comitati, tra gli altri, ricordiamo l'impegno e la competenza di Carmine, Piero e Pino Sessa, nonchè di De Falco Francesco e Di Pietrantonio Filippo per l'altro. La bravura è tale che essi riescono sempre a tenere in trepidante attesa i Bruscianesi per la loro sfilata folkloristica. costituisce il momento finale del trasporto dei gigli per la vie cittadine; dopo una giornata lunghissima, tra evoluzioni che scatenano l'entusiasmo generale e prove di forza come quella di far ballare il giglio con soltanto una ventina di portatori, arriva il momento della gara di resistenza.Ogni paranza, alla presenza di migliaia di persone, anche ad ora tardissima, non deve far toccare a terra il giglio per il più lungo tempo, muovendosi una alla volta. Una apposita commissione, sul giglio stesso, cronometra i tempi. E' inutile dire che sembra impossibile, dopo una giornata di processione, che si arrivi a trenta ed anche trentacinque minuti. Eppure avviene tra grida immense di entusiasmo, applausi fragorosi, abbracci e pioggia di coriandoli e fiori.
Come dicevamo all'inizio. Il comitato del " Passo Veloce " ha inteso ed intende apportare delle novità che interpretano, riteniamo, esigenze e richieste di tutta la popolazione. Solo il suo sforzo, però, non può essere sufficiente; occorre che per un rilancio ed una maggiore razionalizzazione della festa, l'amministrazione comunale si attivizzi presso gli enti preposti, affinché i giorni dell'ultimo sabato e domenica di agosto siano più conosciuti. Occorre, inoltre, che essa intervenga per regolamentare il percorso e l'ora d'inizio di imporre agli altri la propria opinione.
Queste pagine, tese a far conoscere meglio la festa. forse anche agli stessi Bruscianesi, ed il fatto nuovo di ricoprire il giglio di quest'anno con ornamenti lavorati da appassionati artigiani locali, su cui
Gennaro D'Amato ha modellato e dipinto lo stemma del nostro Comune, si inserisce in quel sentimento profondo della festa come parte vitale e palpitante di Brusciano.Peppe Giannini e Ciro Vaia - Brusciano - Agosto 1981