La Sagra dei Gigli

Di Brusciano

Origini e folklore

La Festa dei Gigli è la più sentita, la più vissuta. La sua caratteristica è la tradizionale " Ballata " che ha luogo l'ultima domenica di agosto.

Le origini si fanno risalire al miracolo operato da Sant'Antonio da Padova a Brusciano più di un secolo fa con la guarigione del figlio di una povera popolana gravemente ammalato.

Attraverso letture, citazione, notizie, elementi acquisiti, siamo in grado di affermare che il miracolo avvenne nel 1875 in via Cortaucci, oggi via G.Cavalcanti, in quell'ampio cortile dove il giovanetto graziato abitava e dove figure di Santi impresse in un maiolicato ricordano l'avvenimento.

La popolana si chiamava Zi Cecca De Falco che, molto religiosa e devota di Sant'Antonio, aveva promesso al Santo una testiera d'oro per Bambinello, che egli reca nel palma della mano destra, per la guarigione del figlio.

Ma Zi Cecca, che pur di ottenere la grazia era andata deliberatamente oltre le proprie possibilità, non aveva potuto far fronte all'impegno assunto per il suo stato di nullatenenza.

La testiera venne realizzata con tredici ostie allorquando nell'anno 1875 il 13 giugno in quel cortile dove il santo sostava per la rituale raccolta delle offerte, la donna lasciò cadere da una guantiera fiori insieme con sedici ostie, dicendo :

"Sant'Antò, hè fatto sta buono 'o figliu mio. Nun 'me dj' niente .. .. .. nunn'aggia potuto fa 'a testiera a 'o Bambiniello. Sulo chesto aggia potuto" .

Delle sedici ostie che volteggiavano nell'aria, tredici, ad una ad una, si disposero a guisa di un cappellino sul capo del Bambinello, volendo appunto significare il gradimento del Santo.

Le altre si dispersero al vento.

I presenti, con fervore di fede, presero a recitar preghiere, gridando al miracolo.

La notizia si sparse in un baleno e varò i confini di Brusciano.

Fedeli provenienti da ogni dove in ininterrotto pellegrinaggio vollero rendere omaggio alle virtù taumaturgiche del Santo da Padova.

Le ostie rimasero attaccate al capo del Bambinello per sei mesi e non fu possibile staccarle.

Le autorità dell'epoca, religiose e civili, fecero passare inosservato l'evento e si deve alla loro indolenza se Brusciano non fu provvista di una meravigliosa Basilica.

Il molto rev.do don Francesco Monda, parroco pro tempore della Chiesa Madre " Santa Maria delle Grazie " dal 1845 al 1879, scrisse i seguenti versi a testimonianza dell'eccezionale evento:

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" Che gran prodigio che bel portento.

Ostie leggere versate al vento

sul capo fermansi del Dio Bambino

a foggia quasi di un cappellino.

Erano sedici le ostie versate

ma solo tredici si sono fissate.

Le altre andarono in preda al vento

che gran prodigio, che bel portento! "

Da questo avvenimento è scaturita la Festa dei Gigli. Cenni storici danno per certo che già in questo casale, terminologia d'epoca, verso il 1788 si celebravano le feste.

E' opinabile che tra le feste non fosse annoverata quella dei gigli, perchè non si rinvengono, a tale proposito, elementi concreti di certezza a sostegno dell'assunto.

D'altra parte sembrerebbe un assurdo l'esistenza della Festa in quella data, in quanto non vi sono dubbi sulle origini della Sagra scaturite dal miracolo del 1875. I Gigli, pertanto, non possono essere stati costruiti che dopo tale data. Essi si identificavano col giglio floreale, simbolo della purezza, tanto caro a Sant'Antonio, ben visibile nella Sua mano sinistra.

Si tramanda che già artigiani locali si adoperavano, con rudimentali sistemi, nella costruzione di piccole strutture in legno, volendo, appunto, raffigurare in esse i Gigli in questione. Era la stessa fede che li animava per cui nella piccola struttura si trasferiva tutto l'attaccamento e la devozione per il Santo di Padova.

Si passò poi alla Festa vera e propria, quella folcloristica, con la messa in opera degli obelischi svettanti al cielo, altri 25 metri, con rivestimenti plastici artisticamente concepiti, raffiguranti episodi per lo più a sfondo religioso.

Riteniamo che intorno al 1884 si ebbero i primi Gigli.

Una volta costruiti, essi venivano lasciati fermi ai propri posti. Si decise in seguito di rimuoverli con questo sistema: gente, fisicamente dotata, li trascinava per un breve tratto spingendo dalla base che su cui sorgeva la struttura. La base era costruita da quattro cantoni che recavano all'estremità una protezione in ferro. Il ferro, nell'attrito con il suolo, emetteva scintille con danno della struttura. Perciò, alla bisogna, volenterosi con getti d'acqua, contenuta in appositi secchi, provvedevano a raffreddare il ferro infuocato.

Con l'evoluzione dei tempi la festa assunse ben altro tono e caratteristica: divenne, per così dire, più adatta alle esigenze del folclore ad opera dei cosiddetti "CAPIPARANZA", personaggi esperti e carismatici, sicchè i Gigli vennero portati sulle spalle da persone ben provviste di forza fisica, in giro per il paese al suon della musica ed al canto di canzoni occasionali che introducevano la "BALLATA" al comando univoco di "ALZATA" e "PUSATA".

Fu escogitato un meccanismo, in voga tuttora, dell'uso di barre grandi e piccole, le prime lunghe 7 metri inamovibili, fissate alla struttura con una tecnica perfetta a metà della base, le altre, lunghe 2 metri mobili, si infilavano alla struttura lateralmente, laddove occorrevano, per assicurare all'obelisco forza ed equilibro durante la " Ballata ".

Tale sistema andò vieppiù perfezionandosi ad opera di Massimino Montanile, al quale è attribuita la realizzazione del primo Giglio dei Contadini, nel 1893, all'età di 18 anni, essendo nato nel 1875.

L'entusiasmo che la manifestazione va suscitando è sempre più sentito, sempre più condiviso.

Essa, in quanto ad arte e folclore, va aggiornandosi con i tempi moderni senza peraltro perdere la sua originalità che è e rimane prettamente religiosa.

La " Sagra " ha raggiunto una certa autonomia dal punto di vista del rivestimento degli obelischi con bozzetti di noti artisti locali: I Porritiello, I Ruggiero, I De Falco, attingendo ancora, per l'indispensabile, ai pur bravi artisti nolani.

Per l'organizzazione del " Comitati " citiamo i Sessa e Di Pietrantonio che vanno per la maggiore per la originalità e competenza nella preparazione della scenografia artistica.

La festa rinasce e si rinnova per dar vita ogni anno, con impegno pari al fervore con cui viene vissuta, ad una gara affascinante e cavalleresca tra le varie Società in lizza, dopo un'attesa febbrile e spasmodica.

Le origini della Festa sono ricordate nei versi che seguono, in dialetto napoletano, che Luigino Tramontano ha scritto dal titolo:

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" O MIRACULO 'E SANT'ANTONIO "

Sò passate d'allora cchiù 'e cient'anne.

A Curtaucce, dint''a 'a na curtina,

Sant'Antonio 'o miraculo facette.

'Na puverella, zj' Cecca De Falco,

che teneva 'o figlio malato assaie,

c''a fede ricurrette a 'o Munacone.

Sant' Antonio, chino 'e buntà, 'a sentette:

'o figlio, grazie a Jsso, stette buono.

Ma dispiaciuta ca nun 'o tteneva,

nun facette 'a testiera a 'o Bammeniello.

Intt''a prucessione, 'e trirece 'e giugno

d''o millottucientesittantacinche,

menaje sciure e ostie c''a guantiera:

sirece ostie, ma sule trirece

se jettere a pusà 'ncapo''o Bammino,

facenno 'a testiera ch''a puverella

pè chillu figlio eva prummiso a 'o Santo.

Chell'ati treje s''e purtaje 'o viento.

'O popolo devoto a 'o Munacone,

a Jsso dedicaje 'o primmo Giglio.

'A festa torna 'a stessa e se rinnova,

'nce vonno 'e nuvità, cagnene 'e tiempe.

Pirciò Brusciano nun abbare a 'e spese,

gelosamente port'annanze 'a Sagra,

chella ca piace a Sant'Antonio.

Per un trentennio il più volte ricordato Antonino Tramontano scrisse, suscitando plauso e consensi sempre crescenti, canzoni in onore della Festa fino al 1976 anno in cui morì.

E' doveroso esprimere al nuovo Autore, Felice Giannino, poc'anzi nominato, meritato riconoscimento. Richiesto da più Società, egli scrive per l'importante manifestazione canzoni apprezzate per contenuto e stile. La sua tematica è limpida, vivace, sempre attuale.

Non si poteva non menzionare altro Autore, Sebastiano Cerciello, nome d'arte Zio Bruno, che pure dà il meglio di se stesso con le sue composizioni dedicate al Giglio " Passo Veloce " , arricchendo la Festa con la varietà di esse composizioni e con il desiderio del nuovo.

Un grato ricordo ad altri che tanti anni fa diedero un contributo fattivo per la buona riuscita della " Sagra " cittadina.

Tra i musicisti vanno annoverati : il prof. Natalizio che da parecchi lustri si impone all'ammirazione degli appassionati per la sua vena musicale sempre fluida ed incantevole da lasciare il segno nelle canzoni a lui affidate; il prof. Mario Muselli, del Conservatorio di Avellino, che per professionalità ed inventiva, conferisce ai suoi " pezzi " tutto il calore ed il sentimento nella combinazione dei suoni adatti alla manifestazione folcloristica, ed il maestro Velotto, le cui " note " riecheggiano sempre nell'ambiente come testimonianza di chi ha saputo armonizzare le esigenze della Festa con l'animo dei cittadini.

Altri tre musicisti, Tonino Giannino, Maurizio Saccone e Stefano Salvadore vanno elogiati per la novità che caratterizza le loro composizioni in cui trasfondono, con sorprendente bravura, l'umorismo e la vitalità della popolare manifestazione.

A proposito di Tonino Giannino va ascritto a suo onore e merito la nascita di una divisione musicale denominata " Fanfara Bruscianese " per la cui organizzazione si è adoperato e si adopera con slancio e zelo ammirevoli.

Sorta nel 1983, essa si compone di n.35 elementi e si esibisce non soltanto a Brusciano ma anche in altri paesi dai quali è richiesta, dove richiama grande folla di appassionati e cultori della musica.

Possiamo affermare, che senza vani ornamenti verbali, che la " Fanfara Bruscianese " è una realtà locale di risonanza regionale perchè è costituita da orchestrali seri, preparati e di provata esperienza nel campo musicale.

La prima esibizione venne fatta a Brusciano per il Giglio di Sant'Antonio che aveva per capoparanza Tonino Castaldo.

E' significativo che il repertorio del Complesso musicale, cui viene data larga diffusione con cassette appositamente realizzate, è condiviso perchè piacevole e ricercato per la raffinatezza ed originalità delle sue esecuzioni.

Dopo la citazione dei musicisti per l'importanza del ruolo che assumono nello svolgimento della " Sagra " , passeremo ora ai cantanti che pure vi occupano un posto di rilievo: tutti i cantanti hanno data e continuano a dare un incentivo valido e determinante nella interpretazione di una vasta rassegna di canzoni, in particolare, di quelle scritte per l'occasione in cui si rispecchia l'anima e lo spirito dell'affascinante folclore cittadino.

Sono: Giuseppe Cerciello (in arte Bepj Caroson), il fratello Luigi, Antonio Di Maiolo, Domenico Marotta, Franco Di Palma, Giacomo Di Maio.

Un encomio speciale riteniamo legittimo a Giuseppe Cerciello, il cantante dall'ugola d'oro, da tanti anni applaudito per gli acuti ed il fascino della sua voce. Ancora dà più risalto alla tradizionale " Sagra " con l'orgoglio del grande protagonista.

A nostro avviso la Società più antica è quella degli "Ortolani". Nel corso degli anni il numero delle Società è andato aumentando sino a raggiungere, nel 1923, l'unica volta nella storia della " Festa " 8 gigli più la Barca : 'O Parulano, 'O Cuntadino, 'O Scarparo, 'O Patanaro, 'A Sigaretta, 'O Palaiuolo, 'O Giuvinotto, 'O Cusetore.

Abbiamo avuto anche Gigli di quattro facce, veri gioielli per armonia di colori ed arte decorativa.

L'ultimo Giglio dei Contadini risale al 1946.

Commossi, eleviamo un pensiero di ammirazione per i bravi " Comandanti " che ora non sono più, i quali, per esperienza ed organizzazione, hanno lasciato un buon nome nella storia della Festa:(Massimino Montanile), Innaro 'e Innarone (D'Amato Gennaro), Compaminico (Romano Domenico). Carluccio 'o passariello (Borromeo Carlo), Tore 'o Puchele (Auriemma Salvatore), Chiuviello (D'Amore Luigi), Innariello (D'Amato Gennaro).

Attualmente le Società continuano nel solco della tradizione e la manifestazione non perde lo smalto della sua importanza nel contesto regionale: ORTOLANI - PASSO VELOCE - LAVORATORI - SANT'ANTONIO - STRADA NUOVA - GIOVENTU'.

I "Comandanti" meritano plauso e riconoscenza perchè la " Ballata", per il loro senso di responsabilità, non travalica mai i limiti della compostezza e dell'ordine, e la gara rimane sempre avvincente e per lo sforzo fisico prolungato dei " Cullatori " nel rispetto delle regole del gioco e per il frastuono, sempre piacevole, delle bande musicali.

Facciamo i nomi dei " Comandanti " : Sciurillo, Ndunino 'o Ciotolone, Stefano 'o Pustino, Ndunino Castaldo, Micciariello, 'E Piscature, per la continuazione del compianto 'Ndunino Spuntone, anch'egli bravo organizzatore, morto alcuni anni fa.

Un saluto d'obbligo all'ex "Comandante" Pasquale Turboli che per tanti anni, dal 1956 al 1972, ha dato alla Società degli Ortolani, con la sua personalità, decoro e vanto.

Non potevamo tacere un avvenimento verificatosi nell'anno 1913 o 1914 (abbiamo accertato discordanza sulla data): per l'attrito insorto tra due paranze orgogliose oltre ogni limite per l'attribuzione dei meriti, un Giglio venne fatto precipitare volutamente su altro che lo precedeva. Sollevata alla base dalla parte posteriore, la struttura prese a cadere con lentezza tale che consentì alla folla, la quale strabocchevole gremiva la piazza, di allontanarsi agevolmente dal luogo dove di li a poco sarebbe precipitata.

I più attribuirono proprio a Sant'Antonio il miracolo, in onore del quale si svolgevano e si svolgono tuttora i festeggiamenti, se fu evitata una tragedia di vaste proporzioni.

Soltanto due orchestrali del Giglio che subì l'urto rimasero lievemente feriti. Tale avvenimento contribuì, senza dubbio, a rinsaldare vieppiù la fede nel Santo di Padova.

Giunge opportuno e doveroso dare qualche accenno alla grande Festa dei Gigli che si celebra a Nola nel mese di giugno con la quale la manifestazione bruscianese ha delle analogie.

Le sue origini, per quanto è di nostra conoscenza, si fanno risalire a tempi remotissimi quanto San Paolino, vissuto dal 354 a 431 d.C., era vescovo di Nola.

Egli, secondo la leggenda, si era recato in Africa a liberare dei prigionieri, che riportò con sè, approdando con una barca nello specchio d'acqua di Torre Annunziata. Gli andarono incontro, festanti, i rappresentanti delle otto corporazioni (arti e mestieri), e, da allora, la tradizione è rimasta costante ed inalterata: otto Gigli più la Barca.

15 secoli di religiosità mista a una gioia incontenibile per la famosa " Ballata ". Nel corso dei secoli questa si era andata evolvendo sino a raggiungere un alto livello folcloristico che, oggi, la caratterizza in un ambito molto vasto.

A proposito della parola antichissima Giglio, etimologi, spiegando l'origine ed il significato, sono concordi nel ritenere che derivi dal greco: kalamous o dal latino : calamos ( canne che oscillano, le quali abbondano nel paesi tropicali, l'Africa appunto ) cui si aggiunge ferontes o ferentes, cioè portatori di canne. I portatori di canne di allora sono i portatori (cullatori) del Giglio di oggi.

Atri studiosi identificano il Giglio con la torcia infiorata. Siamo indotti a credere che tra il XV e XVI secolo ebbe inizio a Nola la costruzione di vere e proprie strutture in legno, le prime, quelle che ora costituiscono l'ossatura della Festa.

E' innegabile che la Festa nolana sia stata dedicata a San Paolino, pur dovendo ammettere che essa, originariamente, era tutt'altro che sacra. Poi le fu rivendicato il carattere decisamente religioso nello spirito dell'opera del vescovo Santo, la cui sacre reliquie vennero traslate a Nola ottanta anni fa dalla Basilica di San Bartolomeo nell'isola Tiberina di Roma.

Per reperire i fondi da destinare alla Festa, Nola organizza comitati adatti alla bisogna. Anche Brusciano si muove sulla falsariga di Nola per attingere risorse finanziarie.

Lo sforzo economico per realizzare la Festa è enorme. A giudizio degli esperti, un Giglio viene a costare complessivamente, in media, 60 milioni.

Si tratta di alcune centinaia di milioni cui si fa fronte, prevalentemente, con offerte del popolo, appassionati, concittadini emigrati i quali con zelo pari allo spirito di sacrificio che li anima, si prodigano per una buona riuscita della " loro " Sagra.

Nella sua veste istituzionale il Comune è presente per un ordinato svolgimento della manifestazione, segno tangibile di solidarietà, eroga finanziamenti compatibili con le disponibilità di bilancio.

Ci corre l'obbligo sottolineare che per la sua originalità, il suo fascino, questa Festa si è trasferita all'estero. Nostri connazionali la organizzano con fede e lodevole impegno, e la Festa tocca punte alte per folclore ed esultanza, soprattutto in America, e nell'Italia del nord, a Milano, dove nella piazza del Duomo il Giglio con il suo rivestimento artistico, con i suoi orchestrali, tra coriandoli e confetti è ammirato ed applaudito, durante la " Ballata", freneticamente dalla folla accorsa nella piazza.

Riteniamo di essere stati abbastanza esaurienti e ragionevolmente precisi circa i maccanismi di questa singolare manifestazione.

Brusciano custodisce, con fierezza, la sua Sagra perchè vive ed opera nel suo culto, attingendo ad essa forza ed entusiasmo per i suoi sempre migliori destini.

Una considerazione è d'uopo fare: mettere da parte in tali manifestazioni interessi particolari ed esibizioni fanatiche e irresponsabili, che lungi dall'esaltare la Festa la svuotano del suo autentico significato.

La competizione, pur in un clima particolarmente acceso, dev'essere elevazione morale, conquista civile nello spirito dei valori trascendenti in cui ritrovarsi.

Da tanta gioia, da tanta passione, si levi un messaggio che sia di invito alla solidarietà umana, alla comprensione reciproca contro l'odio e la violenza.

Ottobre 1990 Luigino Tramontano

Da " Brusciano Attraverso i Secoli "