I. E. S. U. S.
IESUS ISTITUTO EUROPEO di
SCIENZE UMANE e SOCIALI - BRUSCIANO-NA
“Ciente
Paise” un canto tradizionale in cerca
d’autore. Alcune testimonianze portano a Brusciano ed all’artista di strada
Francesco Palladino (1925-1977).
di
Antonio Castaldo
L’appena
conclusa Festa dei Gigli di Brusciano, in onore di Sant’Antonio di Padova, ha
regalato al numeroso pubblico un vasto assortimento
di musiche e canzoni, antiche e moderne, tantissime del repertorio
napoletano. In questo tipo di feste popolari c’è una canzone ricorrente perché
spontaneamente o a grande richiesta esibita. Si tratta di “Ciente Paise” che
cita come un dizionario etnografico le realtà urbane comprese fra Avellino e
Napoli, lungo l’asse dell’antica Nazionale delle Puglie. Uno dei suoi più
apprezzati diffusori è il cantante bruscianese Giuseppe Cerciello, in arte
Peppe O’ Carusone. Ma non è lui l’autore di questa canzone. Nella provincia
di Napoli, la memoria popolare riconosce in Francesco Palladino detto Fragnone
(Brusciano 1925-1977) il genuino inventore di questa ballata.
In
questi giorni festivi di Brusciano il sociologo Antonio Castaldo ha incontrato i
figli di Francesco Palladino, il primogenito Ferdinando, Mimmo e Patrizia, dai
quali ha raccolto il desiderio di un pubblico riconoscimento, alla memoria del
loro papà, non ai fini di diritti d’autore, ma per verità storica e
culturale avendo vissuto le peripezie esistenziali ed artistiche del loro amato
genitore, compresi gli anni in cui
elaborava il testo della adesso famosa “Ciente Paise” . “Intanto - ha dichiarato Ferdinando Palladino - vorremmo noi figli,
poter sentire nelle esibizioni pubbliche che l’autore è nostro padre,
Francesco Palladino, Fragnone, e per quanto riguarda Brusciano riuscire ad
ottenere dalla nuova amministrazione comunale l’apposizione di una targa
marmorea o l’indicazione toponomastica per un tale figlio del popolo fra i
tanti meritevoli e noti personaggi. Per questo facciamo appello alla sensibilità
del nuovo Sindaco l’avvocato Giosy Romano”.
In
effetti una esemplarità umana nella storia di vita di Francesco Palladino la
cogliamo nella intelligente elaborazione di un mestiere, una sorta di “Pazziariello”,
uno sciamano spettacolare emittente beneauguranti messaggi e simpatiche formule
apotropaiche ad ogni ingresso di negozio o domicilio che accettava, con giuste
ricompense, quella creativa irruzione nella ordinaria vita quotidiana. Sempre
con la prioritaria necessità di portare da mangiare a casa dove aspettavano la
moglie, Reno Carmela, che oggi ha 91
anni, e otto figli da crescere.
L’artista
di strada, come lo identificheremmo oggi, Francesco Palladino coi
suoi baffetti naturali, si vestiva con il cappello nero, la camicia chiara, il
frac, un garofano rosso sempre al petto e le scarpe bianconere. Fra gli
strumenti sonori per richiamare l’attenzione, un campanellino, che ancora oggi
sa d’incenso, ed una chitarra. I figli maschi più grandicelli, Ferdinando e
Mimmo, a volte lo accompagnavano e ricordano la formula ricorrente di apertura
con l’effusione di incenso: “… ccà
stà venenno Zì Vicienzo… Uocchie maluocchie, ciente sante e ciente ricche a
casa vosta ricca ricca!”. Nel ricordo dei figli, alcune tappe riposanti
del girovagare continuo, erano il dormine, ad esempio, a casa di Zì Rachele De
Felice, A’ Graunara, a Quindici di Nola; ad Ospedaletto, nell’avellinese
c’era il contatto con la famiglia Nappi, commercianti di torrone. “Spesso
nelle soluzioni più improvvisate, la chitarra - a dire del primogenito
Ferdinando- ci faceva da cuscino mentre
pensavo a mamma Carmela, ai fratelli e alle
sorelle nella nostra modesta abitazione di Brusciano nel portone della
Burlà in Via Semmola dove siamo cresciuti tutti insieme serenamente”.
Ed
eccoli gli orgogliosi figli di Francesco Palladino e
Carmela Reno: Ferdinando 66
anni, emigrato da 44 anni in Germania; e gli altri tutti a Brusciano;
Mimmo, 58 anni, disoccupato; Ottavio, 52 anni stuccatore; poi le
casalinghe Agnese, 62 anni, Raffaela 56 anni, Rosa 55 anni, Patrizia, 51 anni e
Michelina 48, ognuno di loro ha figli e tutti insieme raccontano
a loro che sono 30 nipoti le gesta artistiche del nonno Francesco Palladino e
del suo impegno politico sotto il simbolo “Falce e Martello” del Partito
Comunista con le partecipazioni ai comizi elettorali di Brusciano.
Ed
ecco un esempio di correttezza che ha anticipato la richiesta di cui sopra.
Nell’anno 1976 con le prime ricerche etnomusicali
finalizzate al recupero ed alla valorizzazione della
tradizione del nostro territorio, il Gruppo Opeaio E’ Zezi di Pomigliano
d’Arco, nato due anni prima, con fondatore e leader Angelo De Falco, “O’
Prufussore”, registrò la voce di Francesco Palladino. Nel 2011, la loro
ultima produzione discografica intitolata
proprio “Ciente Paise”, si apre con quella voce E’ emozionante sentire la
viva voce di Fragnone introdurre la cantata con il suo classico invito: “Avutateve
accà, avutateve allà, sentiteme a me ch’ v’aggia parlà, tengo nu fatto ca
v’aggia cuntà, ciente paise senza sbaglià”, continuando poi il pezzo
con la voce di Pasquale Terracciano alla scoperta di vizi, virtù, arti e
mestieri che per quanto riguarda l’Agro Nolano-Pomiglianese con Brusciano al
centro per la figura di “Fragnone” originario cantastorie, così si presenta
così: “e scarpesasante so’ e Cimmetile ; e figlie e surdate song e nulane; e
cogliapruna stann’a Somma; e figlie e muonace a San Gennaro ; e figlie e
prievete e Saviano; a disperazione sta a Scisciano; e mangiapane so’ e
Faibano; e ruffiane stann’a Marigliano; e portagunnella so’ e
Mariglianella; e patanare stann’a Brusciano; e’ vasulare song e
Cisterna; e’ cavallare so’ e Pummigliano….”
Nelle
manifestazioni per il quarantennio della fondazione del Gruppo Operaio E’ Zezi
di Pomigliano D’Arco la figura di Francesco Palladino, detto Fragnone, da
Brusciano non verrà certamente dimenticata.
CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE
Antonio Castaldo
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