GIOVANI E TRADIZIONI POPOLARI
E’ notorio, anzi empiricamente dimostrato che là
dove le difficoltà socio-economiche sono particolarmente accentuate vi
sia un sensibile attaccamento alle proprie tradizioni, vi sia una
partecipazione popolare e sentimentale quantomeno più accentuata rispetto
ad altre realtà. Questi popoli (mi riferisco a quelli che hanno avuto
minori possibilità per ‘decollare’) hanno sviluppato più degli altri
il senso di appartenenza alle proprie radici, la propria identità
culturale che difficilmente qualcuno o ancor meno qualcosa potranno
cancellare. Nemmeno la globalizzazione più spinta né il marxismo più
fondamentalista potranno mai pensare, per esempio, di poter annullare o
massificare le tante feste popolari che rendono i nostri conterranei unici
nella loro diversità e le nostre terre preziosissimi scrigni entro i
quali sono custoditi da sempre le tradizioni che raccontano dei nostri
padri e dei padri dei nostri padri. Una di queste feste popolari, che
riesce a calamitare moltissimi appassionati su un territorio non tra i più
fortunati ma sicuramente tra i più floridi a livello culturale, è la
“Sagra dei Gigli” di Brusciano, in provincia di Napoli. Dedicata a
Sant’Antonio da Padova, si ripete ininterrottamente da secoli ogni
ultima domenica di agosto: l’evento è unico nel suo genere, in quanto
possiede un potere di attrazione formidabile sia per la sua spettacolarità
e partecipazione popolare, ma certamente anche per i suoi aspetti
religiosi (il legame fortissimo che unisce Brusciano al Santo
“monacone” di Padova) e pagani (l’intento propiziatorio per il
raccolto dei prodotti della terra, dato che il Comune è tuttora
prevalentemente agricolo). Si racconta che la prima Sagra risalga
all’agosto del 1875, e venne organizzata per festeggiare il miracolo
compiuto da Sant’Antonio il 13 giugno di quello stesso anno: durante la
processione, infatti, il Santo fece si che 13 delle 16 ostie lanciate da
una popolana che aveva ottenuto una grazia si disponessero miracolosamente
sul capo del bambinello che egli porta nel palmo della sua mano sinistra.
Anno 2002
GIACOMO ROMANO
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