ANITA CAPASSO BRUSCIANO. Sei comitati di festa, sei
approcci diversi alla festa dei gigli in onore di Sant’Antonio da Padova.
L’evento tanto atteso è arrivato, oggi gli obelischi sfileranno per le
strade del paese rinnovando l’appuntamento con la tradizione nel rispetto
di una spiritualità diversa a secondo delle «paranze». Francesco
Cerciello, 84 anni, il decano dei maestri di festa, presidente del giglio
Croce, è il riferimento storico della sagra che oggi compie 130 anni.
«Questa tradizione non deve morire, funziona da freno ai comportamenti
devianti. Io la considero una valvola di sfogo per i giovani che in questo
giorno investono le proprie energie in una prova di forza e di abilità che
li vede protagonisti in senso positivo». Francesco nel dopoguerra, insieme
ad altri coetanei, mise su la sua prima macchina da festa. Allora
l’intento era di dimenticare gli orrori della guerra, oggi invece si fa
appello alle istituzioni per «spingerle a non sottovalutare il carattere
di controllo sociale di questo grande momento di aggregazione che accomuna
tutti gli strati sociali». E i primi a partire con il loro obelisco
stamattina saranno proprio i giovani che venti anni fa lanciarono la loro
sfida generazionale. Angelo Mocerino, 40 anni, presidente del giglio
«Gioventù 1985» aveva vent’anni quando si mise all’opera impegnandosi
nella raccolta dei fondi necessari per dare vita al suo sogno: «Mi sono
fatto interprete del rinnovamento della tradizione facendo sentire la voce
dei giovani», dice Mocerino. Il giglio Amicizia, che si rifà ai temi della
fratellanza, invece, è nato nel 1999 e deve il suo successo alla paranza
Uragano. «Il riconoscimento ottenuto in occasione della sagra dei gigli a
Casavatore per la resistenza fisica dimostrata - racconta il presidente
Fiore Maritato - ci spinse a ricordare con la realizzazione di un giglio
che nel rispetto dell’amicizia richiamasse lo spirito di divertimento
dell’evento». Ma c’è anche chi si divide dando vita attraverso un
scissione intestina a un nuovo giglio. È questo il caso dell’obelisco
«Parulano» che per prendere le distanze del giglio «Ortolano 1875» ha
affidato la conduzione della ballata al «capoparanza», Fiore D’Amato,
meglio conosciuto come «Ciurillo» che per ben ventisette anni ha diretto i
comitati. «La tradizione della festa che affonda le proprie radici anche
nel lavoro dei campi era stata svalutata e così abbiamo chiamato a
rapporto tutti i vecchi parulani». Panico Antonio, presidente del giglio
Passo Veloce, invece, dice che «il bello della festa sta nella resistenza
fisica e nel passo che deve seguire l’andamento delle fanfare». Ne sa
qualcosa il maestro Tonino Giannino, prima fanfara di Nola e BRUSCIANO, che insieme a suo figlio
Luigi, zio Bruno e all’amico Armando della Pietra da anni si diletta a
scrivere i testi e le canzoni che poi vengono da lui abilmente musicate.
Pinuccio Sessa del giglio «Ortolano 1875» precisa: «Da noi c’è l’origine
della festa che affonda le proprie radici nel miracolo ottenuto da ”zi
Cecca De Falco” per la guarigione di suo figlio». Da qui è nata
l’espressione artistica di Domenico Romano, lavoratore socialmente utile
al Comune, che realizza delle splendide miniature dei gigli.
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